Uno degli alimenti più controversi è la carne di cavallo.
Sebbene poche nazioni al mondo ne vietino la vendita e/o il consumo, molti la considerano un tabù.
Stranamente, non viene consumata, almeno non comunemente, nemmeno in alcuni dei maggiori paesi produttori al mondo, come Stati Uniti e Messico.
Eppure, le sue qualità sono oggettivamente evidenti: è una carne ricca di proteine e povera di grassi, contiene grandi quantità di ferro (3,9 mg per 100 grammi, più di qualsiasi altro tipo di carne) ed è fortemente consigliata alle donne in gravidanza o a chi segue diete particolari (ad esempio, per chi soffre di anemia, trombosi o colesterolo alto).
Allora, qual è il problema?
Innanzitutto, le ragioni etiche.
Il cavallo è, in molte aree del mondo, considerato un animale domestico. Un animale bellissimo. E, come diceva Nietzsche: la moralità ha canoni estetici…
Poi ci sono anche ragioni religiose.
Mangiare carne di cavallo nel Medioevo era considerata una “barbarie pagana” che faceva rabbrividire i frati cristiani che si recavano nel Nord Europa per convertire quelle popolazioni.
Oggi, paradossalmente, due delle nazioni che consumano più carne di cavallo in Europa sono tra quelle storicamente più legate al cristianesimo: Italia e Spagna.
La carne di cavallo non è “kosher“, quindi non viene consumata in Israele, né in altre comunità ebraiche osservanti nel mondo. E, sebbene sia comunemente considerata “halal” nell’Islam, non mancano studiosi del Corano che la ritengono contraria ai dettami della loro religione.
Ultima considerazione: la maggior parte delle persone non è abituata a mangiarla. Ne consegue che è piuttosto difficile trovarla. E suppongo che, una volta trovata, non sia certo alla portata di tutte le tasche!
E sappiamo tutti quanto sia difficile cambiare le abitudini culinarie di una sola persona. Figuriamoci quelle di un’intera popolazione!
