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Le storie dietro il Carpaccio

Quante storie ci possono essere dietro un piatto?

Tante, a volte. Prendete il Carpaccio, per esempio.

Delle sottili fette di carne o pesce crudo, condite con olio o succo di limone, giusto?

Ebbene, questo piatto prende il nome da un pittore veneziano del XV secolo, Vittore Carpaccio, il quale utilizzava nelle sue opere una particolare tonalità di rosso. Tonalità che ricordava allo chef che l’ha inventato il colore tipico della carne cruda fresca servita a fette così sottili.

E chi fu lo chef-inventore? Il suo nome era Giuseppe Cipriani, titolare dell’ Harry’s Bar, ideatore di un’altra fortunata creazione: il cocktail Bellini (2 parti di Prosecco, 1 parte di purea di pesche).
E questo nome, invece, da dove viene? Ma da un altro artista veneziano del XV secolo, Giovanni Bellini! Questi era solito dipingere le toghe dei Santi e la tunica della Vergine con una sfumatura di rosa molto simile al colore del cocktail.

Harry’s Bar, abbiamo detto, giusto? Proprio il bar che Ernest Hemingway era solito frequentare durante i suoi lunghi soggiorni a Venezia (“Papa” aveva il suo tavolo riservato in un angolino).
Ed è proprio al suo bar favorito della città lagunare che Hemingway ha dedicato un’intera pagina del suo romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi.

Quindi, in conclusione, pensate a tutto questo la prossima volta che ordinate del carpaccio.
Oppure no… e buon appetito!

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