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Il “Food Porn” non vietato ai minori

Cosa vuole esattamente dire food porn?

Dopo aver visto questa parola in migliaia di hashtags e menzioni, sappiamo per certo che “porno” non ha nulla a che vedere con il suo significato originale.

Detto ciò, se non siete delusi, continuo con la storia…

L’espressione food porn nasce verso la fine degli anni ’70 negli USA, proprio nel periodo nel quale esplodeva il “porno” tout court.

La definizione era usata per indicare la nuova usanza di fotografare piatti elaborati, oppure di filmarne le fasi di preparazione ed impiattamento, al fine di stimolare ed eccitare (il termine adatto…) le papille gustative dello spettatore.

Prenderlo per la gola, ecco…

Negli anni ’80 Ros Coward, una scrittrice inglese propugnatrice dell’ideologia femminista, scriveva che l’obiettivo principale del food pornography era quello di spingere a creare piatti elaborati e squisitamente perfetti, simbolo della di assoggettamento volontario e di atteggiamento servizievole.

All’alba dell’era dei social, nei primi anni del terzo millennio, negli USA il termine food porn era utilizzato come slogan degli anti-salutisti, per così dire. In una società che si rendeva sempre più conto di quanto dannoso fosse il junk-food (ricordate il documentario Super-size me?), vi era chi, orgoglioso, inneggiava ai piaceri dei grassi saturi e degli zuccheri complessi.

Oggigiorno sembra che il termine, spesso legato al suo hashtag, si sia avvicinato al suo significato originario. La didascalia #foodporn è usata per accompagnare delle foto di cibi esteticamente piacevoli, e particolarmente “grafiche”, ove i dettagli sono bene in vista.

Quali dettagli? Beh, giusto per fare qualche esempio: l’alveolatura dell’impasto, le piccole anneriture date dalla reazione di Maillard, il vapore, il colare della salsa oppure la texture dell’impanatura…

Il #foodporn ha una sua utilità nell’advertising: vi è una buona percentuale di attività ristorative, soprattutto quelle di nuova generazione, che si avvalgono di esso per pubblicizzarsi.

E più la foto è porn, più l’indice di aggradimento di alza.

Ok, mi sa che la potevo scrivere in modo più elegante, ma così rende meglio l’idea. No?

Tornando seri, il #foodporn ha anche un rovescio della medaglia. Per giunta, abbastanza importante. Sono diversi infatti gli studi che hanno dimostrato l’effetto di questo su vari tipi di disordini alimentari.

Ciò è in parte dovuto alla feticizzazione del cibo e l’ossessione per le vanity metrics; alla sovrastimolazione della Grelina, l’ormone che stimola l’appetito; per la spettacolarizzazione di cibi spesso poco salutari.

Come tutte le cose: il troppo stroppia.

Va bene il #foodporn, ma meglio tenerlo a “livello di guardia”.

Godiamo del cibo, godiamo delle foto che lo ritraggono, ma stiamo ben attenti non farne una ossessione. Proprio come tutti gli altri ambiti che formano #hashtags, trends, e chi più ne ha…

Comunque, ecco un bell’esempio di Food Porn.

Un dettaglio di un trancio di pizza appena uscito dal forno. La foto è gentilmente concessa dalla Pizzeria al metro “Gigi 2” di Bellaria (RN).

Impasto, ovviamente, lievitato con l’armadio fermalievita Inox Bim!

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